Percorrendo la Braccianese Claudia da Roma verso Viterbo, tra una fitta vegetazione e vestigia della Roma medioevale si incontra il piccolo borgo, la piccola cittadina di Oriolo Romano fatta erigere da Giorgio Santacroce, Signore di Viano nel 1562. Tagliando il centro seguendo la stessa strada, incontriamo il sontuoso castello di Oriolo che ricorda le gesta degli Altieri antichi proprietari del luogo; lo scenario austero che si innesta nello sfondo suggestivo delle verdi colline, lascia appena intravedere poco più avanti un'officina. Lo sguardo è attratto dal viandante perchè si ergono vistosi macigni, lastre di marmo e travertino romano, guardando dentri, ci si accorge che sparse per terra o collocate in alto ci sono delle opere d'arte o meglio, lì, opera uno scultore. Il disegno nella pietra che sembra il ricanmo fine di un cesello del Cellini, l'intaglio del marmo che schiude ai nostri occhi opere immortali come il Donatello ed il Michelangelo, la cornice medioevale del mecenatismo dei Papi tra Roma e Viterbo dove una sola collina separa Oriolo da Canale Monterano, la città morta spunto per Gian Lorenzo Bernini della fontana del leone precursore nelle sue linee della fontana di Trevi, ci rivelano che non c'è solo la presenza di uno scultore, ma di un'artista dove il suo eco lentamente si sta espandendo. Entrando nella bottega della pietra, dove l'atratto prende forma del pensiero o meglio dell'opera che si vuole realizzare, si viene accolti da un uomo dove lo sguardo ancora una volta rivela la sensibilità di chi ama l'arte e cerca di tradurre nella scultura l'espressione del bello e del singolare.
E' Claudio Magagnini, nato sotto il segno del leone figlio della terra di Oriolo, dove gli antichi che la popolarono vengono dalla toscana, dall' unmbria e dal senese, chissà se nel sangue del nostro artista vi è sangue toscano, lasciando le sue opere intravedere i tratti della Firenze medicea.
Diplomatosi in tecnica presso l'Istituto Statale di Macerata la sua passione è la scultura, lasciata la scuola, il suo svago il suo ritrovo con gli amici è la bottega degli scalpellini "viterbesi" dove i suoi amici sono lo scalpello e la pietra, in quel borgo furono trasmessi al giovane Magagini i segreti della pietra.
Successivamente sarà alla scuola del maestro Armiro Yaria, noto quest'ultimo per la maestria del disegno futurista e docente tra gli anni 1960 e '70 presso l'Accademia di Belle Arti di Roma in via della Ripetta; lo si ritroverà ancora alla scuola del pittore decoratore Romolo Costantini e a quella dello scltore Venanzio Crocetti dal 1946 docente presso L'Accademia di Belle Arti di Roma.
A Roma inizierà anche un proprio percoso formativo di restauro.